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Castello di Cefala La Vecchia
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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



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Castello di Cefala La Vecchia




Prime notizie sulla località si hanno, nel 1093, con la menzione delle divisiones Cefale, localizzate fra i confini della diocesi di Agrigento e di Mazara ma di pertinenza della parochia agrigentina. Nel 1121, nella descrizione dei confini di un tenimento di terre situato presso Vicari viene ricordata una viam castelli cognomento Chephalas. Nel 1148 è attestato un Paneditos te kefales, che compare come teste in un diploma greco; il personaggio potrebbe appartenere alla famiglia feudale del luogo.
Arriva nel 1150 la puntuale descrizione di Idrisi che definisce Cefalà La Vecchia “grazioso paese, ha vasto distretto e gran territorio, con masserie e casali”. Appare ancora, come centro abitato, nel 1182. Nel 1296 Federico II concede alla Magione dei Teutonici di Palermo il casale Miserelle sito in tenimentis Cephale e dotato di un mulino. Nel 1242 si situa l’ospedale di San Lorenzo nel tenimento Chiphale. Nel 1244 Cefalà è ricordata sempre come casale; nel 1296 appartiene a Nicolò Abbate.
Nell’ottobre del 1300 Roberto d’Angiò concede il casale di Cefalà a Virgilio di Scordia; l’ultima citazione conosciuta della località è del 1461, 5 febbraio: feudo Chifale lu vechu seu la Favarocta.

Le attuali strutture del sito sono interrate e in attesa di un adeguato scavo archeologico. Il castello e l’abitato di epoca normanna erano ubicati sull’attuale pizzo Chiarastella (668 m), un rilievo calcareo che si erge totalmente isolato tra il torrente Bagni e il vallone Buffa, due piccoli affluenti del fiume Milicia. A pianta di irregolare triangolo, il monte si presenta con pareti molto ripide tranne a sud, unico versante accessibile. Il castello sorgeva sul punto culminante del sito, mentre l’abitato è stato localizzato sul versante sud. E’ probabile che l’abitato fosse preesistente alla conquista normanna e alla costruzione del castello: lo suggerisce il fatto che Cefalà sia nominata fin dal 1091; mentre l’etimologia greca del toponimo (kefale: “capo”, o “sommità”) rimanda ad origini antiche, confermate da frammenti di ceramica a vernice nera raccolti sul monte Chiarastella.
Un altro sito archeologico degno di menzione si trova alle pendici sud-est del monte dove si raccolgono frammenti di tegole a superficie striata, di età tardo romana o bizantina.
La sommità del monte è stata modificata dal crollo (1,50-2 m di potenza) di un grande edificio, la cui mole romboidale (ca. 30 x 20 m) è chiaramente visibile sulla fotografia aerea. In alcuni punti, è possibile ravvisare la presenza di un paramento murario (1 m di spessore) realizzato con pietrame calcareo locale. Altri resti di muri si vedono all’interno di questa cinta, nonché due ambienti interrati la cui pianta rettangolare con angoli smussati e pareti rivestite di calce idraulica permette di pensare che si tratti di due cisterne.
Infine, lungo il versante sud, si notano ammassi di pietrame che dovrebbero corrispondere alle case dell’abitato.
Il castello e l’abitato si trovano in stato di disfacimento totale; solo uno scavo archeologico potrebbe portare alla luce le strutture interrate e dare risposte a numerosi interrogativi storici circa le origini e l’abbandono del sito, nonché la costruzione a poca distanza dal castello di Cefalà Diana.



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